Il 2026 segnerà un importante cambio di passo per le imprese che investono in innovazione, digitalizzazione e sostenibilità.
La bozza della Legge di Bilancio introduce infatti un ritorno alle origini della politica industriale italiana: dopo diversi anni di applicazione del credito d’imposta, viene reintrodotto l’iperammortamento, cioè la maggiorazione del costo di acquisizione dei beni ai fini IRES e IRPEF.
In sostanza, invece di compensare un credito in pochi anni, le imprese potranno tornare a maggiorare il valore fiscale dei propri investimenti, ottenendo un risparmio sulle imposte più elevato ma distribuito nel tempo.
Non si tratta, però, di un semplice ritorno al passato.
L’iperammortamento 2026 è pensato in una chiave nuova, coerente con la trasformazione digitale ed energetica in corso nelle imprese italiane. Il nuovo schema prevede infatti aliquote distinte per due categorie di investimenti:
i beni 4.0 e gli impianti per autoproduzione di energia,
e gli investimenti per la transizione ecologica, che godono di una premialità aggiuntiva.
Il periodo agevolato andrà dal 1° gennaio al 31 dicembre 2026, con possibilità di completamento fino al 30 giugno 2027, a condizione che entro fine 2026 venga versato un acconto del 20%
Per i beni 4.0 e l’autoproduzione energetica, la maggiorazione del costo di acquisizione sarà:
+180% fino a 2,5 milioni di euro (beneficio fiscale stimato del 43,2%)
+100% tra 2,5 e 10 milioni di euro (beneficio del 24%)
+50% tra 10 e 20 milioni di euro (beneficio del 12%)
Per gli investimenti in transizione ecologica, le percentuali salgono ulteriormente:
+220% fino a 2,5 milioni di euro (beneficio del 52,8%)
+140% tra 2,5 e 10 milioni di euro (beneficio del 33,6%)
+90% tra 10 e 20 milioni di euro (beneficio del 21,6%)
I benefici sono calcolati ipotizzando l’aliquota IRES ordinaria del 24%, e si traducono in un vantaggio fiscale potenzialmente più alto rispetto al credito d’imposta attualmente in vigore
Le aliquote effettive del nuovo iperammortamento risultano decisamente più elevate rispetto al credito d’imposta 5.0, che oggi raggiunge al massimo il 45%.
Inoltre, torna ad essere pienamente incentivabile il software 4.0, elemento spesso centrale nei processi di digitalizzazione aziendale.
Altro aspetto di rilievo è l’attenzione verso la sostenibilità energetica: le imprese che investono in impianti di autoproduzione o in tecnologie per ridurre l’impatto ambientale potranno beneficiare delle aliquote più alte.
Come ogni misura fiscale, anche l’iperammortamento presenta alcuni elementi di complessità.
Innanzitutto, i tempi di fruizione del beneficio: l’agevolazione segue il piano di ammortamento dei beni, quindi il vantaggio fiscale si distribuisce lungo la vita utile dell’investimento, a differenza del credito d’imposta che veniva compensato in tre o cinque anni.
Un secondo punto riguarda la capienza fiscale: per poter sfruttare l’incentivo è necessario avere utili imponibili, altrimenti il beneficio resta sulla carta.
Infine, si attende il decreto attuativo, previsto entro 30 giorni dall’approvazione definitiva della Legge di Bilancio, che dovrà chiarire modalità applicative, requisiti tecnici e adempimenti documentali.
Il ritorno dell’iperammortamento impone alle imprese una riflessione strategica sulla pianificazione degli investimenti.
Chi ha in programma acquisti di macchinari, impianti o software 4.0 dovrà valutare con attenzione se anticipare o posticipare gli ordini, confrontando i vantaggi del credito d’imposta 2025 con quelli del nuovo regime 2026.
È un momento in cui la pianificazione fiscale e la consulenza specializzata possono davvero fare la differenza: scegliere il giusto timing, strutturare correttamente i contratti e predisporre la documentazione adeguata può tradursi in un risparmio significativo e in una maggiore certezza operativa.
In un contesto normativo in continua evoluzione, il ruolo di un consulente qualificato è quello di trasformare la complessità normativa in opportunità concreta.
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